Abiezione e oppressione by Iris Marion Young

Abiezione e oppressione by Iris Marion Young

autore:Iris Marion Young [Young, Iris Marion]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Meltemi
pubblicato: 2021-11-23T11:32:30+00:00


Abiezione e oppressione.

Le dinamiche del razzismo, del sessismo

e dell’omofobia inconsci

Il fatto di soffrire l’oppressione razziale comporta, tra le altre cose, anche l’esistere in quanto membri di un gruppo percepito come portatore di corpi brutti, e per giunta l’essere temuti, evitati oppure odiati per quello stesso motivo. Le persone oppresse dal razzismo non sono, d’altra parte, gli unici a essere definiti come portatori di corpi brutti o spaventosi. Benché venga riservato, ad esempio, un certo spazio culturale alla venerazione della bellezza femminile, al contempo un simile ideale tanto vistoso contribuisce, per comparazione, a ridurre la maggior parte delle donne a corpi sciatti, brutti, grassi o ripugnanti. Anche gli anziani, i gay e le lesbiche, i disabili e gli obesi occupano, in quanto gruppi, la posizione di corpi brutti, spaventosi o ripugnanti.

Nel presente saggio prenderò in considerazione alcuni dei significati e delle dinamiche del razzismo, del sessismo, dell’omofobia, del giovanilismo e dell’abilismo (il pregiudizio nei confronti delle persone disabili), per mostrare come questi strutturano le interazioni quotidiane e le soggettività ai livelli non discorsivi della coscienza pratica e dell’inconsapevolezza. Nonostante l’esplicito impegno normativo e legale, sostenuto dalla nostra società, a favore dell’uguaglianza e del rispetto per tutte le persone sulla base dei loro meriti individuali, i processi di identificazione a specifici gruppi continuano comunque a strutturare le relazioni di privilegio e oppressione attraverso sentimenti, reazioni corporee, immagini e stereotipi, abitudini linguistiche e comportamentali. Le persone si comportano in modo differente nei confronti degli altri a seconda del gruppo con cui sono stati identificati. Sintomi di evitamento o di oggettificazione, di disgusto, di repulsione o di disagio spesso caratterizzano, nello specifico, il comportamento dei bianchi verso le persone di colore, degli uomini verso le donne, degli eterosessuali verso i gay, dei giovani e degli adulti verso gli anziani, dei portatori di corpi abili verso i disabili. Ricorrendo alla categoria di “abietto” formulata da Julia Kristeva, esaminerò in che modo le fobie e le avversioni automatiche e inconsce, che ancora oggi continuano a definire alcuni gruppi come portatori di corpi brutti e disprezzati, provengono almeno in parte dall’ansia concernente la perdita dell’identità. Dal momento che queste strutture di oppressione riposano al di sotto della coscienza discorsiva, esse non possono essere direttamente affrontate ricorrendo al diritto o alla politica. Concluderò, infine, discutendo il significato della pratica di “autocoscienza” quale strategia sociale adatta a mitigare fonti simili di oppressione.

Accettazione cosciente, avversione inconscia

Una volta accettato il fatto che il razzismo, il sessismo, l’omofobia, il giovanilismo e l’abilismo sono forme fondamentali di oppressione nelle relazioni sociali contemporanee, non sarà possibile liquidare come illusoria la diffusa convinzione secondo cui le ideologie legittimanti la dominazione di alcuni gruppi, così come l’inferiorità naturale di altri, non eserciterebbero ormai più alcuna significativa influenza nelle nostre società. E tuttavia non è altrettanto plausibile considerare le manifestazioni di avversione e gli stereotipi che ancora perpetuano l’oppressione come mere estensioni, per quanto indebolite, della triviale xenofobia di un tempo. Se vogliamo essere chiare e persuasive quando denunciamo ancora oggi l’esistenza dell’oppressione di gruppo e della



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